Il ciclo 2000-2006 della politica di coesione europea, che fa seguito ai precedenti cicli 1994-1999 e 1989-1993, è il primo ciclo di durata settennale con articolazione territoriale in diversi obiettivi, destinatari di forme di sostegno differenziato in funzione del ritardo di sviluppo definito attraverso un set di parametri statistici e vede l’introduzione di un meccanismo premiale per favorire efficacia ed efficienza della spesa e di una regola, la cosiddetta “regola dell’n+2”, che prevede l’obbligo di spendere le risorse programmate per le diverse annualità entro due anni dall’anno di riferimento, pena il definanziamento di quota dei Programmi.
Nel ciclo 2000-2006 rientrano nell’ambito delle politiche di coesione europee le risorse del Fondo per lo sviluppo regionale (FESR), del Fondo Sociale Europeo (FSE), del Fondo Europeo di orientamento e garanzia per l’agricoltura (FEOGA) e lo Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP) con i relativi cofinanziamenti obbligatori da parte di ciascuno Stato Membro.
A seguito dell’allargamento dell’Unione con un incremento significativo delle disparità territoriali, sono definiti anche strumenti a sostegno dell’adesione di nuovi Stati Membri.
A livello nazionale, con la legge n. 208/1998 viene istituito un Fondo rotativo per il finanziamento dei programmi di promozione imprenditoriale nelle aree depresse, cui fa seguito la costituzione, con la legge n. 289/2002 (legge finanziaria per il 2003) del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS, dal 2011 Fondo Sviluppo e Coesione - FSC). L’allocazione delle risorse del FAS a piani, programmi o progetti è attribuita al CIPE su proposta del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione, all’epoca incardinato nel Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Attività di misurazione del contesto socio-economico territoriale e di valutazione degli esiti delle policy hanno affiancato anche programmazione e attuazione del ciclo 2000-2006.